L’avvocato deve dissuadere il cliente dalla causa temeraria

Così si pronuncia la Corte di Cassazione con sentenza 6782/2015

La Suprema Corte di Cassazione, nella recente sentenza n. 6782/2015, ha avuto modo di chiarire le linee guida del corretto operato dell’avvocato nel suo lavoro di assistenza forense.

La Suprema Corte ha chiarito i doveri dell´avvocato nei confronti del proprio assistito. Il cliente, presumibilmente una persona non esperta del complesso mondo del diritto e della giurisprudenza, deve essere costantemente informata sullo svolgimento del processo, sui suoi possibili esiti e sulle conseguenze. Una mancata informazione dell´assistito causerebbe non solo un illecito disciplinare, ma anche una violazione del codice civile.

il legale deve rispettare il dovere di sollecitazione, dissuasione ed informazione del cliente. In generale il codice civile [2] impone al professionista l’uso della diligenza corrispondente alla natura dell’attività esercitata, vale a dire una diligenza qualificata dalla perizia e dall’impiego di strumenti tecnici adeguati al tipo di prestazione dovuta. Il che comporta anche – sia all’atto del conferimento del mandato che nel corso dello svolgimento del rapporto -l’obbligo di dissuadere e informare il cliente sulle questioni (di fatto e di diritto) che possono insorgere e impedire il raggiungimento del risultato, o comunque che possono accrescere il rischio di effetti dannosi. Insomma, l’avvocato deve essere pronto a fornire la prova di aver sconsigliato il cliente dall’intraprendere o proseguire un giudizio dall’esito probabilmente sfavorevole.

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